Auto-critica



Non so se il barocco sia per me il punto di partenza o il punto di arrivo fatto stà che rileggendo il libro “Il Barocco in Italia” di Dino Formaggio edito da Arnoldo Mondadori nel 1960, mi sembra di leggere il manifesto programmatico della mia arte, con l'eccezione che la ricerca di una rappresentazione dell'infinito ha per me coinciso con l'elaborazione di un linguaggio basato sulla “necessità”, necessità che ho trovato nelle caratteristiche dei materiali che uso. Ma la condizione di necessità mi serve solo ad esprimere quell'emozione per me non ben definibile ma molto simile a ciò che esprime l'arte barocca. Direi che il barocco ha già definito il significato della vita “moderna” come lo è tuttora: l'uomo ha perso un suo centro reale (se non sé stesso) e già comprende di essere parte di un tutto che non riesce a comprendere (cioè né a capire né ad esplorare fino in fondo). La mia arte potrebbe essere definita come una parte di un infinito, un frammento nello scorrere (o nel precipitare) delle cose. L'importante per me è evocare questa emozione al di là del linguaggio usato, anche se ritengo che le forme che creo devono essere vibranti, fisiche, attraenti, forse perché proprio in questo precipizio solo alle forme reali e carnali ci si può aggrappare; le forme perciò sono un veicolo, non sono il fine.



Riporterò nella sezione "appendice" del sito alcune citazioni dal libro di Dino Formaggio che ben spiegano il significato del vero Barocco.